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Pour la femme

Le stanze dei ricordi - Racconti nefrologici > Livello 11



Cosa non si fa pour la femme



Ad un casello dell’autostrada Torino-Milano, all’inizio degli anni ‘70

Preciso subito che io non fui presente all’episodio che qui vi racconto. Tuttavia sono pressoché certo del fatto che quanto vi sto per narrare è realmente avvenuto, ed anche nei termini che vi esporrò, per il semplice fatto che mi è stato riferito direttamente e con aria un po’ mortificata (Ma lo sai, Giuliano, che cosa mi è successo…?) dal protagonista, che altri non è che il mio vecchio amico Sandro A.
Dunque: si era all’incirca all’inizio degli anni ’70 e Sandro, coerentemente alle sue lodevoli convinzioni di solidarietà e aiuto reciproco, aveva deciso di spendere una giornata non lavorativa – con ogni probabilità si trattava di una domenica – per raccogliere delle offerte a scopo di beneficenza, nell’ambito delle manifestazioni promosse da vari Enti per la “Giornata della fame nel mondo”.
Per questo motivo, munito dell’apposita bustina fornita ai volontari per la raccolta di fondi, si era recato di buon mattino ad un casello dell’autostrada Torino-Milano, piazzandosi sulla pensilina tra un varco di passaggio e l’altro, proprio nel punto in cui le auto che sopraggiungevano erano costrette a fermarsi per ritirare il biglietto o per pagare il pedaggio (cose come l’odierno “Telepass”, con cui uno passa senza fermarsi mentre la spesa viene registrata ed addebitata elettronicamente, non esistevano ancora).
Ogni volta che un’auto si fermava, quindi, il buon Sandro si faceva avanti con la sua bustina, dicendo qualcosa come:
“Per la fame nel mondo..”
ed un buon numero di automobilisti lasciava cadere nella busta il resto ricevuto oppure almeno qualche spicciolo.
Una piccola opera buona, tanto più meritevole in quanto esigeva il sacrificio di una giornata non lavorativa. Ma anche – io credo – una cosa orribilmente noiosa e monotona.
Forse fu per questo motivo che Sandro si distrasse e venne colto di sorpresa dal sopraggiungere di un’auto di modello straniero e dotata di una targa inequivocabilmente transalpina: gli occupanti – dovette pensare Sandro – sono sicuramente dei francesi (a quei tempi, le auto di modello straniero con proprietari italiani erano una rarità).
La leggenda narra che Sandro, preso così un poco alla sprovvista, cercò di tradurre mentalmente in francese la richiesta dell’obolo, si confuse, si impappinò e riuscì solo a bofonchiare un tenero:
“S’il vous plait, pour la femme…”
dimenticandosi completamente che la parola “femme”, proprio perché pronunciata con la “a” della parola italiana “fame”, significa in francese tutt’altra cosa…
Ora, pare che gli occupanti dell’auto – una coppia di mezza età – fossero proprio francesi, e pare anche che essi siano rimasti per qualche istante veramente interdetti.
Ma un momento dopo pare anche che l’uomo abbia sorriso mormorando:
“Ah, ces italiens..., toujours les mêmes! Oh, questi italiani.., sempre gli stessi!”, poi si sia infilato una mano in saccoccia, ne abbia tratte alcune monetine e le abbia lasciate cadere con aria ironica nella “pochette” di Sandro, aggiungendo infine, mentre ripartiva sgommando con la mano fuori dal finestrino in segno di saluto:
“Bonne chance, mon ami, bonne chance..! Buona fortuná!”

Giuliano Giachino



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